Le Camere di Sophie, album (e gruppo) eclettico che piace e si distingue: un bel tentativo di innovazione all’italiana
Divertenti, un pizzico irriverenti, vivaci ma profondi. Le Camere di Sophie hanno pubblicato l’omonimo album rappresentando una bella innovazione nel panorama musicale italiano. Pochi strumenti usati con maestrai, c’è l’orma del rap che si unisce a quella del pop e quella del rock. Non manca una venatura che oscilla tra il blues e il jazz. Not bad guys.
Le Camere di Sophie
Bella l’apertura del disco, affidata a Per dirti come, canzone musicale, decisamente orecchiabile. Cambia mood e cambia tono Senza scrupoli: l’intento e il senso della canzone è dei migliori, il testo avrebbe meritato forse più spessore vista l’importanza che la musica minimalista gli concede. Altro giro altra ruota. Sicuro che non hai mai letto Freud introduce una bella chitarra elettrica che non guasta e porta in grembo i segni, ben coltivati, del rock italiano, arricchito da sonorità che pescano dal mondo blues e da quello jazz. Dante e Ancora non so passano senza lasciare troppo il segno nel cuore dell’ascoltatore (mentre qualcosa nelle orecchie resta eccome), mentre Portami è una ballata che piace: delicata nel testo, la musica non abbandona il testo e non lo sovrasta. Bella. Rispetto ai precedenti L’Avvocato e il Barbiere rappresenta l’esperimento più riuscito di coniugare rap e musica: bit e testo stavolta sono quelli giusti, le idee anche. Il ritornello forse un po’ complicato penalizza forse una potenziale hit. Travolgente il mare di emozioni che porta con sé Frammenti Adorabili. L’ora della festa regala virtuosismi musicali non indifferenti, mentre Lia e la sua giostra è il giusto finale, quello che lascia nella testa la voglia di andare avanti nell’ascolto. Magari al prossimo album.